La Fotografia
- Dettagli
- Visite: 571
La storia della fotografia vera e propria è cominciata nel XIX secolo . E’ dunque una storia relativamente giovane, almeno rispetto alle altre forme di espressione artistica, eppure è ricchissima di esempi, costellata di sperimentazioni, segnata da una ricerca continua : “si producono in un giorno qualunque più immagini fotografiche di quante non ne siano state realizzate con tutti gli altri mezzi nella storia dell’uomo. Non è una metafora, è un fatto : possiamo contarne in un film più che in tutto il Rinascimento” (Gilardi, 1981).
L’invenzione della fotografia creò, indubbiamente, un notevole scompiglio nel campo dell’arte, si pensava, infatti, che dovesse decretare la morte della pittura, invece stimolò lo studio di nuovi linguaggi diventando talvolta parte integrante della prassi artistica di numerosi pittori (si pensi agli impressionisti e ai futuristi). E se ai suoi esordi è stata condizionata dagli schemi della pittura, ben presto, anche in seguito al perfezionamento della tecnica, ha sviluppato indipendenza linguistica e autonomia espressiva. Da qui il duplice ruolo che oggi svolge : mezzo di comunicazione di massa e forma d’arte, “prodotto” estetico esposto permanentemente nelle gallerie e nei musei, a cui si dedicano mostre, dibattiti, convegni .
Come espressione artistica implica, dunque, continue ricerche e sperimentazioni che riguardano tutte le fasi della sua realizzazione : ripresa, sviluppo e stampa. Ogni fotografo, infatti, esprime la sua cifra stilistica modulando “ad arte” le luci, l’inquadratura, il punto di vista, la messa a fuoco, le cui variazioni, come negli altri modi di ricerca visiva, creano effetti estetici generatori di significati che vanno oltre la pura, meccanica registrazione del dato reale.
Poichè la fotografia , al pari di ogni altra operazione visiva, è sempre e soprattutto la messa in codice di segni, la qualità estetica e il significato espressivo dipendono proprio dall’organizzazione di questi segni. Da qui discendono l’articolazione e la varietà dei linguaggi sia individuali, legati cioè alle personalità di maggior spicco (si pensi a Man Ray, Weston, Capa, ecc.), sia stilistici (si pensi a quello realista, il più diffuso, a quello dadaista, a quello concettuale, ecc.), che si svolgono parallelamente alle altre correnti di ricerca visiva.
In questo senso la fotografia non sviluppa le sue potenzialità solo in rapporto alla sfera del reale, ma soprattutto a quella, in continuo mutamento, della cultura.
E. Cartier-Bresson ha affermato : “fotografare significa, nello stesso istante e in una frazione di secondo, riconoscere un fatto e la sua rigorosa organizzazione delle forme visualmente percepite che esprimono e danno significato al fatto. Significa mettere sulla stessa linea di mira la testa, l'occhio e il cuore”. Il fotografo, dunque, estrapola dall’esistenza, un elemento comune, anche banale, e con la sua scelta gli attribuisce un nuovo significato, un’altra dimensione.
Però la fotografia non solo rivela le forme, ma coglie anche il loro rapido divenire, ci restituisce un frammento temporale. Perciò possiamo considerarla come una strenua opposizione all’incessante trasformazione delle cose che appaiono e, al contempo, una caparbia affermazione dell’essere, forse l’unica difesa contro il nichilismo contemporaneo. “Se tutte le cose non sono che niente e del loro passaggio non rimarrà che un ricordo, la fotografia è tutto l’essere di una cosa.” (Mormorio, 1997).
La restituzione del frammento temporale potrebbe, tuttavia, indurci a pensare che la qualità della fotografia dipenda soprattutto dall’unicità dell’istante colto al volo, dalla presa diretta dell’attimo fuggente, dall’istantanea di un momento particolarmente significativo, invece “ciò che veramente importa per il fotografo – ha scritto Ugo Mulas – non è tanto l’attimo privilegiato, quanto individuare una propria realtà; dopo di che tutti gli attimi più o meno si equivalgono.”
Si sfata così il mito della fotografia-effetto, perpetuazione di un momento irripetibile, sofisticazione di una realtà inesistente, frutto esclusivo di manipolazioni speciali e le si restituisce la sua vera natura di “immagine che crea se stessa”.
Anna Maria Lecca
(docente di Storia dell'Arte)
Per saperne di più :
U. MULAS, La fotografia, Einaudi, 1973.
A. GILARDI, Storia sociale della fotografia, Feltrinelli, 1976.
S. SONTAG, Sulla fotografia, Einaudi, 1978.
A. SCHARF, Arte e fotografia, Einaudi, 1979.
M. MIRAGLIA, Note per una storia della fotografia italiana (1839-1911), in
Storia dell’arte italiana. Grafica e immagine. Illustrazione fotografica, Einaudi, 1981.
A. GILARDI, Creatività e informazione fotografica, in
Storia dell’arte italiana. Grafica e immagine. Illustrazione fotografica, Einaudi, 1981.
F. ALINOVI, C. MARRA, La fotografia. Illusione o rivelazione?, Il Mulino, 1981
A.C. QUINTAVALLE, Messa a fuoco, Feltrinelli, 1983.
D. MORMORIO, Un’altra lontananza. L’Occidente e il rifugio della fotografia, Sellerio, 1996.

















